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Studio Legale Cappello

Il lungo percorso di digitalizzazione della PA e l’adesione dei Paesi Europei al nodo eiDAS italiano

Il 25 giugno scorso, AGID ha annunciato che il percorso di adesione dei Paesi Europei al nodo eiDAS italiano è quasi completato.


Il Regolamento UE eIDAS, n. 910/2014 (electronic IDentification Authentication and Signature), è stato introdotto al fine di fornire una base normativa armonica a livello comunitario per i servizi fiduciari ed i mezzi di identificazione elettronica degli Stati membri. In particolare, il regolamento eIDAS costituisce la base legislativa per le interazioni elettroniche tra imprese, cittadini e autorità pubbliche e mira a migliorare la sicurezza e l'efficienza dei servizi online e delle transazioni di e-business nell'Unione Europea.



Uno degli aspetti più rilevanti dell’eiDAS è il reciproco riconoscimento, per gli Stati membri, delle firme qualificate rilasciate dagli Stati, obbligo necessario in vista dell’interoperabilità tra amministrazioni degli Stati UE e il cui mancato adempimento dà luogo ad una procedura di infrazione. Particolare rilevanza assumono anche la piena interoperabilità, a livello comunitario, di particolari tipologie di firme elettroniche e dei sistemi di validazione temporale.


La Decisione di esecuzione (UE) 2015/1506 della Commissione dell'8 settembre 2015 ha stabilito, inoltre, quali formati debbano possedere le firme elettroniche qualificate, tra cui il formato PDF. Inoltre, al fine di verificare la validità delle firme elettroniche qualificate basate su certificati rilasciati dai soggetti autorizzati in Europa, la Commissione Europea ha reso disponibile un'applicazione open source, il Digital Signature Service (DSS).


Per quanto riguarda il nodo eIDAS italiano, quest’ultimo è stato realizzato attraverso il progetto CEF-FICEP dell’Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con il Politecnico di Torino, Infocert e Tim, secondo i requisiti tecnici fissati dalla Commissione Europea e nell’ambito del programma CEF (Connecting Europe Facility).


Attivando il Login eIDAS, gli Stati membri potranno, attraverso i loro rispettivi nodi eIDAS, consentire l’accesso ai loro servizi ai cittadini italiani provvisti di SPID (sistema pubblico di identità digitale) o CIE (Carta di Identità Europea).


In tal modo, gli utenti italiani potranno accedere ai siti web delle amministrazioni europee prescelte, usufruendo di una ampia gamma di servizi: la dichiarazione dei redditi online, il cambio di residenza, il pagamento delle multe o delle imposte locali, a seconda della digitalizzazione dei servizi offerti dalle rispettive PA europee.

Al contempo, l’interoperabilità consentirà ai cittadini europei di accedere ai servizi digitali offerti dalle pubbliche amministrazioni italiane, attraverso le eID (identità digitali) dei Paesi di provenienza.


In altri termini, il nodo italiano abilita l'interoperabilità transfrontaliera delle identità digitali (eID) e la sua implementazione consentirà la circolarità degli eID italiani tra gli Stati membri dell'UE.

La comunicazione relativa al fatto che il percorso di adeguamento dei Paesi UE è quasi completato e l’ambizioso progetto dell’interoperabilità tra pubbliche amministrazioni europee, porta all’inevitabile raffronto circa il livello di digitalizzazione delle amministrazioni europee e, in particolare, di quella italiana.

Nella medesima data del 25 giugno, infatti, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha deliberato di avviare un’indagine conoscitiva in materia di transizione digitale della Pubblica Amministrazione. Nel mirino della Camera vi è l’uso delle tecnologie digitali da parte dello Stato, delle Regioni e degli enti locali, con l’obiettivo di individuare le best practice e valorizzare la formazione del personale.


Non è la prima indagine conoscitiva per verificare il livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, considerando che già nella scorsa legislatura era stata nominata una commissione di inchiesta sulla PA digitale e che già quest’ultima aveva evidenziato quanto lento fosse il processo di informatizzazione amministrativa e che ci fosse bisogno di una visione strategica unitaria.

D’altra parte, la scarsa digitalizzazione di documenti e procedimenti delle pubbliche amministrazioni italiane è un problema noto, così come la scarsa interoperabilità digitale tra le singole amministrazioni.


È evidente che l’indagine conoscitiva sia resa necessaria per l’individuazione delle migliori soluzioni per accelerare il processo di digitalizzazione delle amministrazioni italiane, senza il quale l’accesso ai servizi pubblici si ridurrebbe all’accesso di uno scarno numero di servizi amministrativi. La speranza, però, è che il procedimento di innovazione non si limiti all’ennesima indagine conoscitiva che evidenzia i problemi esistenti senza individuare le strategie per riformare il sistema, ma che sia il preludio di una manovra riformista effettiva del sistema amministrativo, individuando una strategia d’insieme per la digitalizzazione della macchina amministrativa italiana.

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