Concorrenza è la parola chiave che unisce i documenti redatti dalle diverse Autorità, statali ed europee, per la pianificazione della strategia del rilancio economico dopo la crisi post-Covid-19.
Il problema della concorrenza in fase di crisi economica, è stato già messo in luce, il 27 marzo 2020, da Margrethe Vestager (Commissario alla DG COMP, direzione generale della Concorrenza della Commissione europea) nel corso di una discussione intitolata "Shaping Europe's digital future", sottolineando l’esistenza di un rischio concreto che le aziende provino a trarre profitto dalla crisi COVID-19 mediante la collusione o un eccessivo innalzamento dei prezzi di beni considerati essenziali. In particolare, il Commissario aveva parlato del rischio che le grandi società tecnologiche (c.d. big tech companies), potessero utilizzare condotte anti competitive, per cui la Commissione stava lavorando all’introduzione di strumenti di rimedi ex ante proprio per i mercati digitali.
Il dibattito sulla regolamentazione della concorrenza in una economia sempre più digitale e globalizzata ha caratterizzato la politica della Commissione degli ultimi anni e, presentando la strategia per plasmare il futuro digitale dell’Europa, il 19 febbraio 2020, la Commissione aveva individuato tra gli obiettivi chiave in ambito digitale, proprio il raggiungimento di un'economia equa e competitiva.
In altre parole, se l’importanza dell’innovazione digitale per l’evoluzione dell’economia è pacifica e condivisa, in Europa da anni si sta radicando il timore che il mercato digitale possa concentrarsi sulle big tech companies. A tal fine, il 2 giugno la Commissione ha pubblicato un documento dove invita i portatori d’interesse alla consultazione sull’opportunità di un eventuale nuovo strumento in materia di concorrenza.
Sul fronte interno, l’Italia l’8 giugno 2020, ha pubblicato il “Patto per l’Export” concentrato sulla strategia per il rilancio del made in Italy e per superare alcune criticità del mercato, legate a diversi fattori, come la riduzione delle quote di mercato; il propagarsi di pratiche commerciali discriminatorie, con richiesta di particolari certificazioni di salubrità per i prodotti italiani; il crollo della domanda turistica e la scarsa digitalizzazione delle imprese italiane, legata alla poca conoscenza delle eccellenze italiane in materia di innovazione tecnologica.
La strategia italiana, più che all’individuazione di nuovi strumenti per la concorrenza, si concentra sull’importanza di avviare la digitalizzazione del Paese che “non è più un’opzione futura, ma s’impone come una necessità immediata”.
È utile evidenziare come, il problema della diffusione dei prodotti, sia strettamente connessa alla necessaria fiducia che si debba acquisire nei mercati esteri, fiducia che si deve costruire attraverso il tracciamento sicuro dei prodotti in filiera. La blockchain è, appunto, l’esempio di tecnologia utilizzata per il tracciamento sicuro e storicizzato dei prodotti in filiera e, inoltre, basandosi sulla fiducia reciproca, consente al consumatore finale un’esperienza di customer journey e all’azienda di avere un contatto diretto con il cliente molto più immediato.
Non a caso, il primo pilastro individuato dal “Patto per l’Export” è proprio la “comunicazione”, ossia: “Realizzare campagne di comunicazione strategica e integrata a favore del made in Italy e di tutte le nostre filiere, della loro qualità e sicurezza, con l’utilizzo massiccio di piattaforme digitali”.
D’altra parte per recuperare la fiducia nel mercato, superando i timori legati ai prodotti italiani, è necessario avvalersi del trust offerto dalla blockchain che potrà, al tempo stesso, permettere il raggiungimento degli ulteriori pilastri su cui il Patto si fonda: la promozione integrata del made in Italy all’innovazione tecnologica, l’internazionalizzazione delle PMI e l’e-commerce.
Attraverso la piattaforma sarà, infatti possibile permettere alle aziende italiane di raggiungere i mercati esteri e competere con le grandi catene straniere.
Tale ultimo traguardo deve essere messo in correlazione alla giusta regolamentazione della concorrenza. Più che di strumenti concorrenziali ad hoc e di strategie di comunicazione, il mercato necessita di libertà di espressione ed adozione di tecnologie idonee a superare alla radice il problema della concorrenza. Al riguardo, è evidente che favorire l’adozione di piattaforme permissionless possa eliminare alla radice il problema dell’accentramento del potere su monopoli o oligopoli industriali, a favore del potere decentralizzato sulla community.
La speranza è che il “Patto per l’Export” non si traduca in esternazioni di principi condivisi ma piuttosto in misure concrete, quali la creazione di centri statali di supporto alla digitalizzazione delle PMI, al fine di realizzare un effettivo supporto alla conoscenza delle nuove tecnologie, favorendo quella tipologia di piattaforme idonee a favorire un mercato competitivo e trasparente.
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